Riciclare e riciclarsi - Recycle our waste or ourselves
Che viviamo in
una società dedita al consumo, questo ormai è chiaro a tutti credo, ma che cosa
facciamo per evitare che la voglia di consumare e spendere soldi prenda il
sopravvento e annienti quella parte di fantasia, creatività e inventiva che c’è
in noi? Molto spesso troppo poco perché pensiamo che si debba essere o figli dell’ultimo
IPhone o figli dei fiori con tutte i pregiudizi che seguono. Si può essere moderatamente
tecnologici senza necessariamente seguire alla lettera tutti gli input del
marketing intorno a noi, ma ci si può contemporaneamente dedicare ad attività
che aiutino noi stessi e gli altri a sviluppare un senso di protezione reale
verso questa terra che ci sopporta da millenni.
Abbiamo di recente
iniziato un progetto con mio figlio, una sorta di diorama, utilizzando una
scatola della Duplo a forma di casetta. Mentre mettevamo insieme alcuni
elementi, ho iniziato a pensare che in realtà non si riciclano solo i materiali
intorno a noi, ma anche le vite. Noi per primi ci siamo riciclati diverse volte
e come noi altre persone che ad un certo punto si sono reinventate, hanno
cambiato carriera, cambiato vita, fatto scelte magari per necessità per cui si
sono trasformati in qualcosa di diverso, a volte semplicemente recuperando una
parte assopita della loro natura.
Riciclare
richiede lavoro, richiede impegno, così come per le cose anche per le vite. Non
è sempre facile, non si ha sempre voglia di farlo, ma quando si decide alla
fine del processo se guardiamo al prodotto finale non possiamo che essere
contenti, se non altro perché non siamo stati fermi, immobili, ma abbiamo scelto
di muoverci, di ricreare, di trasformare. Non è forse questo per certi versi il
senso della vita?
Io ho la
sensazione di essere nuovamente al bivio in cui ci sono dei cartelli con le
frecce “carta”, “cartone”, “vetro”, “metallo”, “plastica”, “bio”, “generico”. Adesso devo solo decidere se essere carta o se
essere plastica o altro, poi tutto il resto si muoverà come in una reazione a
catena.
Recycle our waste or ourselves
Recycling is important, but it is also fun. At least for me
and my family it is. Apart from doing our best to follow the rules in recycling
our waste, we often find ourselves giving new life to pieces of cardboard, pinecones,
branches, stones that we find on the ground or returning functionality to
something taken at the recycling centre near our home where I must say, there
are incredibly beautiful things, but unfortunately now due to lack of space I
cannot always take them with me.
That we live in a consumeristic society it is now clear to
everyone I guess, but what do we do to prevent the desire to consume and spend
money from taking over and destroying that part of imagination, creativity and
inventiveness that belong to us? Very often too little because we think that we
must either be children of the latest iPhone or hippies with all the prejudices
that follow. You can be moderately technological without necessarily following
all the marketing inputs around you to the letter, but you can simultaneously
engage in activities that help ourselves and others develop a sense of real
protection towards this planet that has endured us for millennia.
We recently started a project with my son, a kind of
diorama, using a Duplo box in the shape of a house. While we were putting
together some elements, I started to think that not only the materials around
us are recycled, but also lives. We were the first to recycle ourselves several
times and like us other people who at some point reinvented themselves, changed
their careers, changed their lives, made choices out of necessity for which
they turned into something different, sometimes simply recovering a dormant part
of their nature.
Recycling takes work, it requires commitment, as well as for
things also for lives. It is not always easy, we do not always want to do it
but when we decide, at the end of the process if we look at the final product,
we can only be happy, if only because we have not been still, but we have
chosen to move, to recreate, to transform. Isn't this somehow the meaning of
life?
I have the feeling of being back at the crossroads where
there are signs as "paper", "cardboard", "glass",
"metal", "plastic", "bio", "generic".
Now I just must decide whether to be paper or whether to be plastic or whatever
I feel, then everything else will move into place like a chain reaction.
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